SEDUTE DA ESTERNO

The List #01

di Antonella Dedini

Outdoor seating The List #1 by Antonella Dedini

Siamo orgogliosi di pubblicare la prima edizione di The List, la rubrica mensile di Deden Design List per Design Italy. Ogni mese presenteremo una categoria specifica di pezzi iconici del design, e questa prima lista è dedicata esclusivamente agli arredi per esterni.

Pazienti, terrazze, giardini, cortili e simili hanno bisogno di mobili che abbiano una duplice funzione: quella di essere al passo con gli stili del tempo e quella di offrire il massimo comfort.

Fin dalla notte dei tempi, l'uomo ha arredato gli spazi esterni. La The List di questo mese sarà un viaggio per capire quali sono i pezzi all'avanguardia del design contemporaneo per l'arredamento da esterni, approfondendo anche i materiali e le caratteristiche essenziali dei mobili da giardino, che devono essere resistenti alle intemperie, leggeri e facili da riporre.

Senza ulteriori indugi, diamo quindi un'occhiata ad alcuni dei pezzi che, nel corso dei secoli e dei decenni, hanno lasciato il segno nel panorama del design delle sedute da esterno.

Immagine che mostra i dettagli di un affresco ritrovato a Villa Livia a Pompei, in Italia, risalente al I secolo d.C..


SEDIA PAVONE 1600

Gio Ponti, Lio Carminati, poltrona Peacock, Vittorio Bonacina & Co, 1948-60

La poltrona Peacock è forse la più famosa sedia per esterni mai progettata. Realizzata interamente in rattan, un materiale estremamente resistente e leggero, è spesso chiamata anche sedia di Manila o sedia filippina, perché probabilmente è nata nel sud-est asiatico già nel 1600. Caratterizzata da uno schienale alto, curvo e avvolgente che le conferisce l'aspetto di un trono, è apparsa in molti ritratti e ambienti famosi nel corso della storia.

Il rattan, una fibra vegetale ottenuta dalla lavorazione di alcune specie di palme rampicanti, è uno dei materiali più utilizzati nei mobili da giardino grazie alle sue caratteristiche di impermeabilità e traspirabilità. Questa fibra naturale si ottiene da piante appartenenti alla tribù delle palme Calameae, nella sottofamiglia Calamoideae, e non va confusa con il vimini, più fine, o con il bambù, più cavo e rigido.

Una delle versioni moderne più famose della classica sedia Peacock è quella realizzata da Gio Ponti e Lio Carminati nel 1948 per l'azienda italiana Bonacina. La loro versione fu prodotta per l'allestimento delle cabine e delle aree di soggiorno del famoso transatlantico Conte Biancamano. In seguito ha riscosso un grande successo nelle case private, diventando un'icona senza tempo.


Mobili in ferro battuto, 1860

Il boom della rivoluzione industriale della metà del XIX secolo diede il via all'applicazione di diversi nuovi materiali per la produzione di mobili.

È intorno al 1860 che in Europa l'uso della ghisa per la produzione di mobili da esterno incontra delle difficoltà, in quanto si tratta di un materiale troppo costoso, pesante e durevole per la nascente società dei consumi. Fu così sostituito da un nuovo metallo: le sedie venivano create da tondini di ferro curvati e saldati, con sedili e schienali spesso realizzati con lamiere sottili e flessibili o perforate per consentire all'acqua piovana di defluire facilmente.

La nuova tecnica diede vita a sedute economiche ed estremamente pratiche dalle linee sinuose, che iniziarono presto a proliferare ovunque. Richiedevano una maggiore manutenzione rispetto ai mobili in ghisa, ma erano molto più facili da spostare. Spesso presenti nei dipinti degli impressionisti dell'epoca che le ritraevano in parchi, caffè e giardini privati, erano diventate protagoniste di una società gioiosa.



Sedia Sissi, 2017

Ludovica + Roberto Palomba, Sissi Green Chair, Driade, Italia 2017

A metà del XIX secolo in Europa, grazie anche al movimento Art Nouveau, una nuova formalità pervade luoghi pubblici, giardini e case. La nuova produzione semi-industriale di mobili impiegava nuovi materiali, tra cui il ferro battuto, e nuove tecniche, come nelle sedie in legno curvato di Michael Thonet.

I mobili diventano così prototipi di un concetto di abitare rassicurato che ritroviamo ancora oggi in progetti contemporanei che, pur nella sperimentazione e nella scoperta dei materiali, conservano la memoria di forme indimenticabili.

La sedia Sissi di Ludovica + Roberto Palomba è un esempio perfetto di pezzo moderno che strizza l'occhio al passato. Un materiale sintetico, altamente resistente all'usura e leggero è stato utilizzato per creare questo monoblocco in polipropilene, rinforzato con fibra di vetro, creando forme che ricordano il lavoro degli artigiani viennesi.


Deutscher Werkbund, 1904

Richard Riemerschmid, poltronain rattan e legno di pino, Germania, 1904

Richard Riemerschmid, architetto tedesco che fu una figura centrale del movimento Art Nouveau, fu un designer poliedrico di architettura, mobili, tessuti, vetri e arredi in grado di superare i gusti floreali prevalenti dell'epoca e di sostituirli con linee geometriche senza pretese. Fu uno dei fondatori del movimento Deutscher Werkbund (1907) e il suo obiettivo era quello di colmare il divario tra industria e arti applicate che all'epoca ostacolava la creazione artistica.

La poltrona in rattan che disegnò nel 1904 è una delle sedie da giardino più famose grazie alla sua modernità e alle proporzioni volumetriche impeccabili. All'epoca, la plasticità formale poteva essere ottenuta solo scolpendo il legno, come nel caso dei mobili di Antoni Gaudì, o intrecciando materiali come il rattan, come in questo caso.

Questa sedia è straordinariamente comoda grazie a un attento studio delle proporzioni e dell'ergonomia. Una sedia che è ormai considerata un classico trasversale a stili e tendenze, molti designer contemporanei si ispirano ancora alla sua forma, utilizzando diversi materiali sia per l'interno che per l'esterno.


Archivio storico, Bonacina, 1940

Vittorio Bonacina con Renzo Mongiardino, Antica Cattedra, Archivio Storico Bonacina, Italia, 1940

Mario Bonacina e Renzo Mongiardino hanno creato mobili per le case più belle e fotografate del mondo, ispirandosi all'archivio storico dell'azienda. Dall'unione di un imprenditore visionario che realizzava sogni e di un grande architetto d'interni è nata la sedia Antica, con struttura e anima in rattan. Oggi Elia Bonacina rappresenta la quarta generazione di Bonacina, famosa in tutto il mondo per i suoi prodotti in rattan e midollino.

"Ogni creazione ha un numero di serie", spiega Elia, "ed è il frutto di un lavoro artigianale che si è tramandato nel tempo. Il rattan, che cresce nel sud-est asiatico, viene accuratamente selezionato e poi lavorato a mano da abili artigiani". È così che nascono prodotti senza tempo, in cui lo stile tradizionale si combina con forme contemporanee. "L'artigianalità e la ricerca del dettaglio sono alla base di una produzione made-in-Italy amata in tutto il mondo" (da un'intervista al Corriere della Sera del 31 maggio 2018).

Il Decor di Bonacina si è ispirato ai pezzi iconici raccolti nell'archivio storico dell'azienda: pezzi classici, inalterati e di qualità, ancora disponibili nel catalogo dell'azienda ma con finiture aggiornate e rivestimenti coordinati.


Uragano, 1992

Vico Magistretti, SediaUragano , DePadova, Italia, 1992

Vico Magistretti - detto Vico - è stato un maestro della creatività italiana. La sua carriera di innegabile genialità ha attraversato oltre sessant'anni di design industriale, architettura e urbanistica. È ricordato per la sua attenzione al tema dell'abitare con innovazioni di cui ancora oggi raccogliamo i frutti: per esempio, ha creato la prima sedia in plastica al mondo, così come il letto imbottito di piuma che ha eliminato i copriletto sostituendoli con la tradizione svedese del piumino decorato).

All'interno, all'esterno, attraverso il tempo e gli stili. La sua sedia Uragano ne è un esempio perfetto. Con una struttura in frassino sbiancato o nero e vimini curvato per la seduta, questa seduta è realizzata e rifinita a mano ed è un gioiello classico e moderno. Rivisitazione moderna della sedia in rattan, Uragano può essere utilizzata sia per gli ambienti interni che per gli spazi esterni di verande o patii. È un pezzo che i suoi designer italiani sono riusciti a reinventare grazie alla loro cultura e all'approccio metodologico al progetto.

Tappa obbligata della visita alla città di Milano, la Fondazione Vico Magistretti è un luogo che piacerà non solo ai professionisti. Dimostra che il design è tutto intorno a noi e che può migliorare la vita. Qui si può scoprire un design che trasmette eleganza e sobrietà, oggi rare.

Sedia Tripolina, 1881

La sedia pieghevole Tripolina è stata progettata dall'inglese James B. Fenby e brevettata negli Stati Uniti nel 1881. Prodotta originariamente per uso militare, grazie al suo comfort e alla sua stabilità su terreni irregolari, la struttura della Tripolina è in legno o in metallo, mentre la seduta è in tela o in pelle. La sedia è facile da montare e smontare, grazie al suo design intelligente con tasche di tessuto che scorrono sul telaio e una speciale borsa per trasportarla.

Veniva utilizzata anche per safari, esplorazioni e semplici gite all'aperto, data la sua stabilità sulla sabbia. Chiamata così in onore della città di Tripoli, in Libia, che fu colonia italiana dal 1922 al 1932, negli anni Trenta la sedia fu prodotta dall'azienda italiana Paolo Viganò e inviata alle forze armate italiane in territorio libico.

Da allora, la sedia ha ispirato numerose aziende che ne hanno prodotto diverse versioni, tra cui la sedia inglese Paragon, venduta da Harrod's fino alla fine degli anni Ottanta. Uno dei progetti più famosi ispirati alla sedia Tripolina è la sedia BKF, meglio conosciuta come sedia Butterfly, progettata a Buenos Aires nel 1938 dal Grupo Austral, un collettivo architettonico di tre architetti argentini che assistettero Le Corbusier a Parigi.

Immagine del brevetto originale di J.B. Fenby:

Immagine del cuoio antico utilizzato per una sedia Tripolina degli anni '30:

Sedia in tondino d'acciaio, 1914

Frank Lloyd Wright, Sedia Midway 2, USA 1914, riedizione Cassina Italia, 1986

Non molti sanno che il grande pioniere americano dell'architettura moderna Frank Lloyd Wright ha dato importanti contributi anche al settore dell'arredamento. Le sue riflessioni sulla funzione della forma e della materia furono di importanza decisiva, in un continuo esame delle più importanti teorie artistiche e sociali dell'epoca. Non solo era affascinato dalle forme geometriche di base di ispirazione giapponese, ma aveva anche una forte propensione per la natura e la tendenza a utilizzare materiali naturali. Per lui i mobili dovevano avere forme semplici, essere facilmente assemblabili e possibilmente realizzati con macchine. Questo fu il contributo decisivo di Wright all'evoluzione dell'arredamento moderno.

La sedia Midway 2 in metallo (la prima era una sedia in legno per interni) fu progettata per i Midway Gardens di Chicago. Realizzata con tondini d'acciaio smaltati lucidi e disponibile nei colori bianco, rosso, blu e grigio, la seduta è dotata di un cuscino in poliuretano espanso rimovibile.

La struttura metallica di questa sedia, che può essere utilizzata sia all'interno che all'esterno, evidenzia la leggerezza della sua struttura. L'intento, secondo Wright, era quello di creare mobili completamente privi di sentimentalismo. Eppure questa sedia non è inespressiva: gli elementi circolari utilizzati per la seduta e lo schienale, che sembrano esprimere leggerezza e galleggiamento, creano una sensazione di libertà.

Nel 1986, l'azienda italiana Cassina ha ottenuto dalla Frank Lloyd Wright Foundation la licenza per produrre i mobili di Wright.

L'anima di una sedia, 2019

Radice Orlandini Design Studio, sedia Paloma, Baleri Italia, Italia 2019

La sperimentazione di mobili realizzati con aste metalliche si è evoluta nel tempo. È affascinante osservare questo sviluppo e scoprire che ora alcuni hanno deciso di utilizzare questo materiale più per rimuovere che per costruire. Ciò dimostra come la conoscenza delle potenzialità dei materiali sia un aspetto fondamentale per i designer, e addirittura a volte, come affermava Castiglioni, la "principale componente progettuale".

Grazie alla sua forma delineata e alla sua leggerezza, la sedia Paloma ha sempre un grande impatto. È una sedia che trasmette il concetto di minimalismo con grande forza espressiva, cercando l'essenza della forma e scavando nell'essenza e nello spirito delle cose. È un sorprendente gioco di contrasti che sfida il concetto di leggerezza, fragilità e trasparenza e incarna solidità e comfort.

Sedia Landi, 1939

Hans Coray, Sedia Landi, Vitra, Germania, creata per l'Esposizione Nazionale Svizzera del 1939

Una delle sedie più famose al mondo, la sedia Landi è realizzata in alluminio anodizzato opaco ed è ultraleggera, impilabile e perfetta per l'uso esterno. All'epoca, si trattava di una sedia che consentiva l'introduzione di un nuovo tipo di processo produttivo, che prevedeva una scocca di seduta stampata tridimensionalmente su una base separata a quattro gambe.

La struttura della sedia è realizzata con una coppia di profili a U piegati e collegati da traverse saldate, il che significa che le gambe fungono anche da braccioli bassi. Il sedile è dotato di fori che conferiscono alla sedia carattere, leggerezza e flessibilità. Una seduta incredibilmente moderna per l'epoca.

Elisa, 1974

Enzo Mari, sedia Elisa, Driade, Italia 1974

Gli anni Settanta e i primi anni Ottanta sono stati il periodo più vivace e innovativo per il design italiano. Dal 1968 al 1982, grazie al savoir-faire imprenditoriale di Enrico, Antonia e Adelaide Astori, fondatori di Driade, i tre fanno rete con i designer italiani e internazionali, interpretando e guidando prima i gusti della borghesia milanese e poi quelli internazionali che cercano il design. Un rapporto raffinato e mai facile quello con i designer, dialettico, che nasceva da lunghi scontri come quelli con Enzo Mari, designer straordinario.

La poltrona Elisa fu disegnata nel 1974 per Driade in onore di Elisa Astori, figlia di Enrico Astor, ma fu prodotta solo alcuni anni dopo. Il progetto è stato rivisto e ottimizzato in una continua e infinita ricerca della perfezione. La poltrona colpisce per il suo gioco di volumi contrastanti, dove la leggerezza della sua struttura minimale contrasta con le grandi dimensioni dei suoi cuscini, che la rendono forse una delle poltrone più comode al mondo. Si tratta di una seduta pratica, facile da spostare e realizzata con materiali altamente tecnici che la rendono adatta agli ambienti esterni.

Uomo che pensa, 1987

Jasper Morrison, Thinking Man's Chair, Cappellini, Italia, 1987

Nel 1987, l'architetto Giulio Cappellini visitò la mostra dell'imprenditore e gallerista Zeev Aram nella sua galleria di Londra. Tra i giovani designer scelti per presentare nuovi prototipi di sedie c'era il giovane inglese Jasper Morrison, appena laureato al Royal College of Art. La sedia di Morrison si ispirava ai mobili da giardino inglesi e in particolare a un'elaborata poltrona in legno senza cuscino.

Il designer ha cercato di semplificare la sedia, migliorarla e renderla più funzionale creandola con un materiale diverso. La struttura è in tubo di metallo verniciato, con seduta e schienale realizzati con barre metalliche piatte. L'elegante struttura in tubo è perfetta per i mobili da giardino e strizza l'occhio alla produzione artigianale di sedute. Sui braccioli sono stati aggiunti dei piccoli vassoi per poter appoggiare facilmente un bicchiere o un posacenere.

Una seduta da esterno per rilassarsi e riflettere, come suggerisce il nome della sedia. Giulio Cappellini rimase colpito dal progetto di Morrison. Il giorno dopo la visita alla mostra, mentre si recava all'aeroporto, passò dallo studio di design di Morrison per invitarlo in Italia. Inizia così una lunga e proficua collaborazione con la storica azienda Cappellini.

Provocazione, 1989

Philippe Starck, Dick Deck, Driade, Italia, 1989

Siamo tutti d'accordo sul fatto che gli oggetti non devono sempre essere progettati per qualcosa di specifico. Cosa significa funzionalità? Un concetto non può estendersi a qualcosa di onirico legato all'emozione? Un oggetto può essere funzionale al piacere, alla gioia, all'emozione. Sensazioni che vanno oltre il concetto di "sedia su cui sedersi".

Alla fine degli anni '80, Enrico e Adelaide Astori di Driade e Adelaide Acerbi iniziarono a lavorare a stretto contatto con il nascente studio di design francese di Philippe Starck. Grazie alla loro collaborazione, crearono una linea di produzione parallela della loro azienda con il nome di Aleph.

L'obiettivo era creare progetti visionari, sperimentali, altamente iconici e tecnicamente impeccabili. In quegli anni Starck amava particolarmente sperimentare con vari materiali e creò questa sedia in legno dal nome ironico e sfacciato, come molti dei suoi progetti che giocano su similitudini e metafore.

La seduta di questa sedia, volutamente sproporzionata perché troppo stretta per appoggiarvi il sedere, sfidava chiunque volesse sedersi. Alcuni dicono che forse era solo un "poggiatesta". Eppure non importava: la sedia era perfetta grazie al materiale utilizzato, al colore, a una poltrona da esterno ottocentesca, un po' Thonet e un po' Superleggera di Ponti. La sedia ti fa fermare, guardare e pensare. Alcuni oggetti sanno parlare, basta ascoltarli. Questa seduta è stata il precursore di altre di Driade, tra cui la sedia PIP-e in polipropilene.

Creature d'argilla, 2006

Maarten Baas, Collezione Clay, Paesi Bassi, 2006

Era l'aprile 2006 e a Milano era in pieno svolgimento il Fuorisalone del design. In una piccola stanza nel seminterrato di un edificio industriale nel quartiere Tortona, due giovani presentavano i loro straordinari pezzi. I due designer erano Bass Den Herder e Maarten Baas, che ha scelto poche e selezionate parole per spiegare i suoi progetti. I due erano soci e avevano fondato una piccola società di produzione per creare i loro modelli.

Bass + Baas non si è mai stancato di spiegare la resina utilizzata per creare i loro oggetti scultorei, che assomigliano a creature surreali fatte di argilla. La loro brillante collezione comprende sedie, panche, ventilatori e persino scope.

Calcestruzzo fibrorinforzato svizzero, 1960

Willy Guhl, Sedia Loop, Svizzera, 1960

Durante un viaggio d'affari a Zurigo all'inizio degli anni Sessanta, il famoso collezionista italiano Eligio Ferrero e suo figlio Adriano vennero a sapere che l'architetto Willy Guhl stava creando i primi prototipi di una seduta in cemento fibrorinforzato. Questo innovativo materiale industriale era stato fino ad allora utilizzato solo per l'edilizia, ma mai per creare mobili.

Guhl aveva accolto con entusiasmo l'invito dell'azienda svizzera Eternit a sperimentare nuove applicazioni del materiale, realizzando così un prototipo di sedia per esterni utilizzando un foglio di cemento fibrorinforzato senza giunture che formava un anello sinuoso ed elegante.

Sebbene si trovino ancora pezzi rari sul mercato, gli uomini Ferrero ne hanno acquistato due esemplari, che oggi fanno parte della collezione della Fondazione Ferrero Comotto di Torino. La versione raffigurata risale al 2000, dopo che nel 1998 Guhl aveva rielaborato il progetto applicando il nuovo materiale Eternit, privo di amianto.

All'epoca, questa seduta era comune e veniva spesso collocata in spazi interni. Era certamente una seduta, ma anche un pezzo quasi scultoreo.

Eternit è un'azienda svizzera fondata nel 1903, il cui nome si ispira al latino aeternitas, ovvero "eternità", per sottolineare la natura altamente resistente del materiale. Alla fine degli anni '80 il materiale è stato adattato con una tecnologia priva di amianto e il cemento fibrorinforzato Eternit è diventato uno dei materiali più ecologici e sostenibili. È altamente resistente agli agenti atmosferici e leggero.

Doppio uso, 2020

Salomé Hazan, Flip Seat, Giacopini, Italia, 2020

Elemento di seduta che può essere sia una sedia a due posti sia, se capovolta, una chaise longue, la Flip Seat è realizzata con un'unica lastra di alluminio perforata che costituisce l'essenza della notevole ergonomia della seduta. La resistenza e l'elasticità del materiale utilizzato offrono una flessibilità che consente un elevato comfort di seduta, mentre il sottile alluminio conferisce alla seduta un aspetto elegante che sfida la gravità ed esalta la semplicità.

Immaginate di tenere in mano un foglio di carta, di accartocciarlo, di lanciarlo e di vedere dove va a posarsi, con il risultato di individuare possibili soluzioni d'arredo. Probabilmente è così che è nato questo pezzo, perché solo grazie alla costante verifica e sperimentazione da parte di chi sa maneggiare questo materiale è stato possibile ideare un progetto come questo. I fori praticati nell'alluminio rendono la seduta pratica per ogni tipo di clima e, soprattutto, la rendono leggera sia visivamente che fisicamente.

Ode a Le Corbusier, 2008

Stefan Zwicky, Concrete LC2, Grand Confort, sans confort, dommage à Corbu, Svizzera, 2008

È una scultura? Una sedia? Una replica? Di certo è un'ode a Le Corbusier. La poltrona di Stefan Zwicky si adatta perfettamente allo spirito di Le Corbusier, che utilizzava ferro e cemento armato per la sua architettura, riflettendo perfettamente i valori moderni di ricerca e sperimentazione.

È così che viene rappresentata l'iconica LC2: una struttura architettonica significativa che onora quel percorso progettuale.

Amaca sospesa

Marcel Wanders, Knotted Chair, Droog Design-Cappellini, Paesi Bassi/Italia, 1996

Nel 1996 ad Amsterdam, in occasione della mostra annuale di Droog Design, un progetto del giovane designer visionario Marcel Wanders attira l'attenzione del pubblico. La stessa mostra si trovava al Salone del Mobile di Milano dello stesso anno.

Wanders presentò una sedia con una struttura in carbonio ricoperta da una corda di fibra aramidica e poi rivestita di resina epossidica. Un processo che rivisitava la tecnica del macramè con materiali di ultima generazione, dando vita a una seduta che univa tecnologia e artigianato in un unico prodotto.

Alla stessa mostra era presente anche il visionario architetto Giulio Cappellini, che decise di acquistare la sedia. Un progetto decisamente innovativo, sia per la struttura annodata che ricorda un'amaca, sia per il materiale utilizzato.

Alluminio pressofuso, Italia, 2003

Kostantin Grcic, Chair One, Magis, Italia, 2003

Questo pezzo rappresenta il desiderio del cliente di creare qualcosa di totalmente nuovo: una sedia con un'essenza tridimensionale. Il designer tedesco Konstantin Grcic è stato scelto e inizialmente gli è stato chiesto di progettare una sedia in plastica. Il progetto ha presto preso una piega diversa, come spesso accade quando si lavora con designer dalla forte personalità e con un approccio costante e insaziabile alla sperimentazione di nuovi materiali e tecniche innovative.

Magis e Grcic hanno voluto sfruttare le potenzialità della tecnica di pressofusione dell'alluminio, che non era mai stata utilizzata prima per realizzare una sedia. L'alluminio è un metallo duttile e notevolmente morbido e la sua leggerezza e resistenza all'ossidazione lo rendono ideale per diversi usi. È anche un materiale che richiede tecniche di saldatura speciali che non sempre lo rendono adatto all'uso su pezzi piccoli e impeccabili. Tuttavia, la tecnica della pressofusione è spesso la soluzione: in questo caso, l'alluminio viene iniettato in uno stampo metallico ad alta pressione.

Il predecessore di questo pezzo è senza dubbio la sedia da giardino vittoriana in ghisa. Il progetto di Grcic sfrutta quindi un processo senza tempo per una sedia moderna.

Leggerezza e praticità, 2019

Studio Irvine, Donna, Baleri Italia, Italia, 2019

Questa sedia è caratterizzata da una struttura metallica leggera ma solida e da una scocca realizzata con un'unica lastra di metallo che si aggancia al telaio sul retro: un cenno alle sedie in ferro battuto del passato, con sedili e schienali spesso realizzati con lastre di metallo perforate e flessibili. Erano sedie dalla forma simile a quella delle sedie Thonet che, per la loro silhouette moderna, erano apprezzate da Le Corbusier che le utilizzava spesso nei suoi progetti come sedie da giardino o da patio. Erano leggere, facili da pulire, resistenti agli agenti atmosferici e richiedevano poca manutenzione.

"L'approccio nel progettare una sedia per un'azienda storica come Baleri Italia si è concentrato sulla ricerca della leggerezza e sulla creazione di un sistema. Il risultato è Donna, una sedia agile con molte configurazioni per uso interno ed esterno. E come tradizione delle sedie Baleri, anche la nostra sedia ha il nome... Donna". (Marialaura Rossiello, Studio Irvine).