Le Candele nei Riti Religiosi
The MAG 12/22
EDITORIALE di Cristina Morozzi
Le candele che, dopo i fuochi primitivi, hanno illuminato l’oscurità, sino all’introduzione delle prime lampade, a petrolio e a gas, quindi elettriche, conservano il loro fascino di luce fioca e tremula che rischiara. Le candele preservano il fascino della penombra e fanno ancora parte delle cerimonie nelle chiese e nelle processioni religiose, soprattutto nei riti greco/ortodossi.
Il 15 Agosto a Folegandros, piccola isola dell’arcipelago greco, al vespro si snoda una lunga processione di luci tremule sino al monastero ortodosso in cima alla collina. Nella cattedrale di Sant’Isacco, a San Pietroburgo in Russia, ci sono i banchetti dove acquistare lunghe e sottili candele da accendere sotto i ritratti dei santi per far brillare l’oro delle cornici. Varie sono le versioni decorative per candele della Menorah, la tradizionale lampada a olio ebraica, a sette bracci, destinata a rischiarare le tavole dei banchetti.
L’illuminazione a candele, conserva il suo fascino decorativo, quasi fosse l’ideale contrappunto delle luci al neon e delle insegne e agli ioduri degli stadi, garantendo la poetica della penombra, descritta, nell’ ormai classico, “Libro d’ombra” dello scrittore giapponese Jun'ichirō Tanizaki. (pubblicato nel 1933).
Sebbene numerose siano le versioni di ghirlande di piccole luci da appendere all’albero di Natale, o alle finestre, durante le feste natalizie, l’illuminazione, affidata alle candele, conserva intatto il fascino della discrezione di una luminosità tremula destinata progressivamente a estinguersi, come tutte le cose naturali.
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