Intervista a Benito Giovannetti,
fondatore dell'azienda Toscana Giovannetti

The MAG - 04.23

Di Cristina Morozzi

L'azienda toscana Giovannetti nasce a metà degli anni ‘60 con l’obiettivo di Benito Giovannetti, il fondatore, d’innovare l’arredamento domestico, mediante collaborazioni con i designer. All’origine l’idea di mutare il linguaggio del design, rendendolo accessibile e popolare. La voglia di stupire è il filo rosso delle collezioni che hanno fatto guadagnare nel 1972 all’azienda un Compasso d’oro. Molti dei prodotti dal carattere iconico hanno un posto di rilievo nella storia del design contemporaneo, tra questi il primo letto/divano ANFIBIO, disegnato da Giovanni Bechis; la poltrona componibile Bazaar, creata dal Superstudio, con scocca avvolgente in vetro resina, rivestita di finta pelliccia rosa e il divano Bauhaus di Roberto Tapinassi, Compasso d’oro, nel 1972.

Foto Benito Giovannetti

 

CRISTINA MOROZZI (CM):

La collezione Giovannetti si distingue nel panorama del design italiano, quali sono state le tue linee guida?

BENITO GIOVANNETTI (BG):

Ho sempre cercato di essere accessibile e narrativo. La mia “diversità” appartiene alla storia della Pop art. Ci ho creduto sino dagli inizi degli anni ‘70. Il sodalizio con il Superstudio è stato il filo conduttore. Il mio motto è: Ispirarsi, ma copiare mai!

CM:

Sei rimasto fedele alla tua idea?

BG:

Mi sono guardato attorno, ma non ho mai tradito la mia origine.

CM:

Prosegui sul medesimo binario?

BG:

Sto rafforzando questa linea che rappresenta la continuità e il legame con le mie radici.

CM:

Come definiresti il tuo stile? 

BG:

Ho cercato di creare il difficile matrimonio tra funzionalità e Pop art. Un matrimonio ben riuscito, tant’ è vero che al convegno dell’ICSID del 1983, che si tenne a Milano alle Stelline, la Giovannetti rappresentò la Toscana. Mi piacerebbe che ANFIBIO ricevesse un Compasso d’oro. Nel 1972 fu solo selezionato. Se lo merita. Conservo dei giudizi commoventi su Anfibio, che mi sono stati spediti, soprattutto dagli USA. Tra questi mi piace ricordare: “ANFIBIO  mi ha ridato il piacere della vita…. “Non posso fare a meno di ANFIBIO”. Una signora tedesca mi ha scritto: “Mio figlio è stato concepito su ANFIBIO”. Un architetto bolognese disse alla moglie: “ti concedo il divorzio se mi lasci l’ANFIBIO".

Sofa ANFIBIO Giovannetti

Divano in pelle ANFIBIO per Giovannetti

CM:

Mi citi qualche prodotto della tua collezione, Anfibio a parte, che ami in particolar modo?

BG:

VULCANO e BAZAAR, che ho intenzione di riprodurre. Ho ancora dei progetti nel cassetto: di Nanda Vigo e di Marco Zanuso e altri progetti della metà degli anni settanta. Non ho disperso niente.

CM:

E il tavolo di Eero Saarinen?

BG:

È in collezione, ma è fermo, perché non me ne occupo, pur essendone innamorato.  Ne avevamo, con Mauro Lovi, architetto, designer, pittore e sculture, fatto una versione con le gambe di Eero Saarinen e con dei piani nuovi, che si chiamava “Passeggiando con Eero Saarinen." 

CM:

L’attuale salute del design italiano?

BG:

È buona, tant’è vero che sto cercando nomi nuovi con delle valide idee per creare altri prodotti. Un tempo era importante il nome del designer. Ora prevale quello del marchio, che rappresenta una garanzia di continuità. I clienti cercano prodotti facili, quasi infantili. E’ necessario che sia efficace la presentazione e simpatico chi propone i prodotti e li racconta. Il rapporto con il design è un fatto di pelle, bisogna innamorarsene. 

 

Armchair ANCELLA by Mauro Lovi for Giovannetti
Poltrona ANCELLA di Mauro Lovi per Giovannetti

 

CM:

Il futuro?

BG:

Si procede tranquilli. Non vedo nel mondo gran desiderio di novità. La maggior parte delle persone cerca cose già sperimentate. C’è bisogno di conferme e di sicurezza.