“Le Non Cose, Come abbiamo smesso di vivere il reale”, un libro di Byung-Chul Han

Recensione di Cristina Morozzi


“Le Non Cose, Come abbiamo smesso di vivere il reale”, il libro scritto da Byung-Chul Han riflette sul ruolo del digitale nelle nostre vite. Leggi la recensione.


Una riflessione sul mondo digitale e reale

“Le Non Cose, Come abbiamo smesso di vivere il reale” di Byung-Chul Han (Einaudi stile libero, Einaudi, Torino, 2022) propone una riflessione sul digitale, nelle sua varie declinazioni e ne annuncia il prevalere: “la nostra ebbrezza comunicativa e informativa”, scrive, “fa sparire le cose. Le informazioni, cioè le non cose, si piazzano davanti alle cose facendole sbiadire”. 


Sino al 20 febbraio 2014 pareva una verità inconfutabile. Ma, purtroppo il reale ci ha travolto. La guerra in Ucraina con il suo carico di morti, di macerie e di crudeltà è deflagrata in Europa: Leopoli assediata e bombardata, dista solo 600 km da Trieste, la medesima distanza tra Milano a Roma. Le persone, ferite, spaventate, sono esseri umani e non avatar. In primo piano con il loro carico di emotività, sono tornate le immagini scattate, magari anche con il telefono. Il reportage realizzato all’interno dell’acciaieria Azov di Kiev da un fotografo combattente, sono l’eredità di un eroe che ha lottato per salvare la democrazia. È cruda realtà! 


Anche le parole hanno ritrovato la loro importanza: gli appelli alla pace si moltiplicano, scritti e declamati. La testimonianza di un inviato di RAI 1, sollecitato a trasmettere ulteriori notizie dal fronte della guerra, è stato costretto a interrompere la comunicazione, perché nel suo rifugio era stata tagliata la corrente elettrica e il suo telefono era scarico, ci avverte delle dipendenze dello smartphone e ripropone l’importanza della parola scritta.