LETTURA CONSIGLIATA:
"La Casa Ideale, Progetti Domestici per Domus
dal 1928 al 1945"
Il MAG - 05.23
Di Cristina Morozzi

Recentemente pubblicato (gennaio 2023) da Letter 22, "La casa ideale, progetti domestici per Domus dal 1928 al 1945", raccoglie scritti di architetti, pubblicati nel tempo su Domus, su come dovrebbe essere una casa ideale.
Il libro è un invito a riflettere sulla vita domestica. È pieno di una grande raccolta di consigli pratici per arredare la propria casa, simili a quelli di alcuni architetti noti. È una lettura visionaria e di evasione, ma ugualmente utile per chi deve arredare nuovi spazi o rivedere il proprio ambiente domestico. Sebbene i progetti siano datati, i consigli inclusi sono ancora attuali e applicabili. Nell'introduzione alla raccolta, Paolo Giardiello, professore ordinario di Architettura degli Interni all'Università di Napoli, sottolinea l'importanza dell'architettura. Egli ritiene che l'architettura non sia solo un riflesso dei valori e delle tradizioni della società, ma abbia il potere di plasmarli e influenzarli. Infatti, l'architettura può anticipare e interpretare i cambiamenti culturali e le tendenze prima ancora che si verifichino. Questo la rende uno strumento prezioso per promuovere e guidare il progresso sociale.
Tra le case ideali o sognate sono citate e analizzate: le Garden Houses di Giò Ponti, che la fa da padrone, dato che appare anche con la villa pompeiana del 1934, la Casa sul Mare del 1939, la Piccola Casa Ideale, sempre del 1939; la Torre nella pineta marittima del 1930; la minuscola Casa distesa sulla riva del 1940. Sono inoltre citate le case illustrate di Lina Bo Bardi, allieva di Gio Ponti, autrice del Museo d'Arte di São Paulo in Brasile; la grande Casa sul Mare di Fabrizio Clerici, anch'essa datata 1940; la Casa Ideale, datata 1942, costruita per la sua famiglia da Marco Zanuso; la Casa anonima di Ernesto Nathan Rogers. Infine, Carlo Mollino parla della sua casa di campagna. Nell'ultimo capitolo, intitolato "post ideal domesticity", si sottolinea come lo spazio domestico, post-pandemia, sia tornato di interesse per architetti, antropologi e filosofi e come il tratto fondamentale del vivere sia "prendersi cura", cioè l'intera relazione che l'abitante ha con gli oggetti che usa nel suo ambiente.