DESIGN TRENDS - DESIGN RADICALE

di Cristina Morozzi

<h2 style="text-align: center;"><strong>Design radicale</strong></h2>

<p style="text-align: center;">Nella Primavera del 2020 il Museum of Fine arts di Houston ha ospitato una delle più esaustive mostre sul design radicale italiano, esponendo pezzi appartenenti alla collezione di Dennis Friedman, corredata da un ricco catalogo con testi critici dei maggiori esponenti del movimento.</p>

<h4 style="text-align: center;">Il termine design radicale fu coniato da Germano Celant, noto critico d’arte, cui si deve la creazione del movimento dell’arte povera italiana. La prima consacrazione ufficiale del design radicale italiano fu la mostra del 1972 “Italian New domestic landscape” curata da Emilio Ambasz al Moma di New York. Alessandro Mendini (direttore di Casabella, Domus e Modo) fu la più autorevole voce critica del movimento, contribuendo alla sua diffusione.</h4>

<p style="text-align: center;">Andrea Branzi,  acuto teorico e membro degli Archizoom, scrive  nel suo libro “Una generazione esagerata”( Baldini&Castoldi, Milano, 2014) della casuale nascita del movimento.</p>

<p style="text-align: center;">Narra, infatti, della mostra della Superarchitettura, organizzata a Pistoia nel 1966 in una improbabile galleria Jolly Due ( deposito di un grossista di pesce pistoiese). In questa mostra era presente un manifesto scritto da Paolo Deganello per gli Archizoom e da Adolfo Natalini  esponente del Superstudio, che diceva: “ La Superarchitettura è l’architettura del super- consumo, della super induzione al super- consumo, del supermarket, del superman, della benzina super. La “Super architettura” menzionata nel manifesto ebbe l’effetto di una scintilla, in un ambiente talmente arido, da produrre una sorta di autocombustione”.</p>

<p style="text-align: center;">A Torino nel 1965 nacque il movimento di avanguardia di architetti, designer e poeti fondato da Franco Audrito, Roberta Garasci, Renzo Bertone, Paolo Morelli e Paolo Rondelli. Studio 65 ebbe un ruolo di rilievo nel movimento radicale italiano  con i progetti realizzati dall’azienda Torinese Gufram. Tra questi uno dei più iconici è il famoso divano Bocca del 1970, disegnato per un fitness center milanese. Il nome originario era Marylin, perché fu dedicato alla nota attrice. Al lavoro dello studio 65, ancora attivo a livello internazionale, con importanti progetti di architettura e design, è stata dedicata una mostra a New York nel 2017 curata da Maria Cristina Didero, autrice anche del volume Super Design (The Monacelli Press). Il divano Bocca, ancora in produzione, con la sua forma sensuale esprime l’ossessione dei radicali per un design segnaletico, in grado di introdurre nella disciplina la rivoluzione  della pop art.</p>

<p> </p>

<p> </p>