CASSINA:
DESIGN IN FORMA LIBERA

The List #19

Di Antonella Dedini

Cassina - Poltrona Wink - Toshiyuki Kita

Toshiyuki Kita, poltrona Wink,
Cassina, 1980, (Archivio Cassina)

INTRODUZIONE

“Il design è l’alfabeto dell’innovazione italiana. È qualcosa di inafferrabile con le categorie tradizionali dell’estetica, ma è allo stesso tempo un linguaggio costruito su competenze solide, di altissimo valore tecnico e capaci di creare contaminazioni tra le diverse arti in modo unico”. Beppe Sala, Sindaco di Milano (introduzione al catalogo di Milano Design Film Festival 2018). 

Tra le aziende che hanno contribuito a fare grande il design italiano con il loro connubio perfetto di competenze tecnologiche e maestria artigianale, troviamo Cassina. Fondata da Cesare e Umberto Cassina nel 1927 a Meda come fabbrica di tavolini, Cassina inaugura nell’Italia degli anni ‘50 l’industrial design secondo una logica totalmente inedita: 
l’azienda è capace non solo di promuovere un design italiano innovativo e di qualità, ma anche di trovarsi tra le prime a raggiungere un pubblico internazionale grazie alla riedizione di alcuni mobili storici che sono alla radice della storia del design.

Con la ricostruzione dei mobili ed oggetti della collezione Cassina I Maestri, si apre la possibilità di svolgere un accurato lavoro filologico ed analisi di materiali d’archivio, grazie soprattutto alla collaborazione degli eredi e delle fondazioni che hanno saputo custodire negli anni preziosi prototipi, schizzi e disegni originali. La collezione è nata nel 1973, le prime riedizioni risalgono invece al 1965 (accordo del 1964), ed è la reinterpretazione di nuovi valori da destinare ad un contesto attuale, fra tecniche tradizionali e tecniche attuali, passi utili nella direzione di sistemi costruttivi più efficienti ed evoluti.

In prima istanza ci fu l’acquisizione dei diritti di riproduzione di quattro modelli disegnati da Le Corbusier, allora ancora in vita, con Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret. A seguire, ci fu l’acquisizione dei diritti di Gerrit.T. Rietveld, C.R. Mackintosh, Gunnar Asplund e poi F.L. Wright. Oggi la collezione continua ad arricchirsi con nuove edizioni mai prodotte industrialmente grazie anche all’acquisizione di autori che hanno fatto la storia del design (per es. Franco Albini, Ico Parisi, Giacomo Balla…).

Una collezione aperta che aiuta a comprendere le fonti dell’arredamento contemporaneo. 

A questa collezione si affianca una produzione di design attuale, i cui prodotti, nel loro insieme, esprimono la volontà di Cassina di porsi al mercato attraverso diversi linguaggi ed approcci alla progettazione, uniti fra loro da un’incessante capacità di metodo di ricerca e sviluppo. La visione di Cassina si manifesta con 'The Cassina Perspective' che esprime i valori dell'azienda attraverso una collezione eclettica in cui i prodotti dall’anima più innovativa e le icone del Moderno creano insieme atmosfere accoglienti, dialogando secondo un codice progettuale unico basato sull'eccellenza.

Il titolo di questa lista raccoglie solo una parte del costante contributo che sta apportando Cassina al mondo del design: Cassina. Design in forma libera vuole essere a cappello di una scelta (personale e non facile data la bellezza delle opere a catalogo) di mobili e oggetti di design ispirati dall’arte e dalla storia, motivate dalla funzione, ma libere da preconcetti. Così come deve essere il design oggi.

QUI NON RICAMIAMO CUSCINI

Atelier de Saint Sulpice di Charlotte Perriand

Charlotte Perriand, Atelier de Saint Sulpice, Parigi, 1927
(dal libro: Une vie de création, Édition Odile Jacob, Parigi, 1998)

 

"L'ufficio austero era in qualche modo intimidatorio e il suo saluto piuttosto gelido", scrisse Charlotte Perriand nelle sue memorie. «Cosa vuoi?» chiese Le Corbusier, con gli occhi coperti dagli occhiali: lavorare con te, risposi io. Diede una rapida occhiata ai miei disegni e disse: «Qui non ricamiamo  cuscini», e mi mostrò la porta.”

Era il 1927 e la giovanissima Perriand era giunta al numero 35 di Rue de Sèvres a Parigi, atelier del Maestro, per mostrargli il suo portfolio. Fortunatamente poi il talento supererà pregiudizio e misoginia e la storia farà il suo corso, sancendo una delle più fertili collaborazioni nel design del XX secolo. Era il tempo dei mobili con la struttura in tubolare di acciaio per una prima idea di produzione industriale economica e la Perriand fu davvero innovatrice assoluta con questa tecnica.

9 Tabouret è uno sgabello che va ad integrare la prima collezione acquisita da Cassina firmata da Le Corbusier, Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand.

Uno sgabello dalla presenza architettonica che riflette, alla perfezione, l'amore per l'armonia poetica di Charlotte Perriand. La prima versione di questo sgabello era per la sala da pranzo dell’architetto nel suo appartamento parigino, ed era realizzata in tubolare d'acciaio con seduta in rattan. Nel 1929, il progetto fu esposto nell'ambito della mostra “Équipement intérieur d'une Habitation” al Salon d'Automne di Parigi, dove fu utilizzato nella salle de bain con un sedile in spugna, come appropriato nello spazio dove la cura della persona regna sovrana. 

Il modello attuale è caratterizzato da una struttura in acciaio cromato trivalente, con un'ampia scelta di materiali per la seduta: dalla spugna, passando per il cuoio, al classico giunco.

9 Tabouret di Charlotte Perriand - Collezione Cassina I Maestri

Charlotte Perriand, 9 Tabouret, intégré à la Collection Le Corbusier®,
Pierre Jeanneret®, Charlotte Perriand® – Cassina I Maestri Collection, France, 1927

Questa seduta fa parte di quei mobili che si caricano di segni sempre nuovi e che hanno il massimo grado di disponibilità ad adattarsi all’evoluzione dei tempi e degli ambienti cui sono destinati. 

Ambientazione contemporanea del 9 Tabouret

Ambientazione contemporanea del 9 Tabouret, foto De Pasquale + Maffini

 

EN FORME LIBRE, UNA COLLEZIONE DI CHARLOTTE PERRIAND

Ambientazione mobili Cassina fotografati da De Pasquale
Ambientazione, foto di De Pasquale + Maffini

Charlotte Perriand inizia a disegnare la serie di tavoli En forme libre nel 1928, per il suo Atelier di Montparnasse, mettendoli in produzione con la Galerie Steph Simon alla fine degli anni ’50. 

Le forme prive di spigoli, arrotondate e asimmetriche, si adattano anche agli spazi ridotti consentendo di ospitare fino a 8 persone. La struttura presenta tre sostegni, di cui uno più grande e altri due più piccoli di forma cilindrica messi a 45° rispetto al piano, all’insegna di un’estetica dallo spirito libero e lontana dalla classicità. Nel 2011 Cassina riedita il modello riducendo l’ingombro delle gambe per offrire una nuova dimensione che invita alla convivialità. Il tavolo in massello è disponibile anche in una versione interamente laccata lucida o opaca”. (dal catalogo Cassina Dining products 2020)

Table en forme libre di Charlotte Perriand
Charlotte Perriand, Table en forme libre, Collezione Cassina I Maestri Collection, 1928

LINGUAGGI PRIMORDIALI

Gerrit T. Rietveld seduto sulla poltrona Red and Blue di Cassina
Gerrit T. Rietveld seduto sulla poltrona Red and Blue
davanti al suo laboratorio insieme ai suoi collaboratori, 1917

 
Composizione n. II di Perre Mondrian

Gerrit Thomas Rietveld, cabinetmaker and craftsman, was a leading figure of the Dutch De Stijl movement that began in 1917 in Leiden.

Gerrit Thomas Rietveld, ebanista e artigiano, è l’interprete concreto del movimento olandese nato nel 1917 a Leida, che prende il nome di De Stijl.

Qui si formò un gruppo di artisti, tra cui Theo Van Doesburg e il pittore Piet Mondrian, che avevano come obiettivo “un rinnovamento radicale dell’Arte”. L’Arte come Pittura, Scultura, Architettura e Design del mobile divennero manifesto di un’idea spaziale scaturita dalla scomposizione dinamica di forme e colori puri come il rosso, il blu e il giallo. 

Rietveld dotta un linguaggio  primordiale che inventa sedie e mobili come se prima di lui nessuno li avesse mai costruiti, seguendo un suo codice strutturale del tutto personale.

Piet Mondrian, Composizione No. II,
Netherlands, 1930


Disegnò dei mobili con un concetto costruttivo nuovo: sia nella struttura che nel colore vanno intesi come manifesto
di un nuovo stile che sicuramente fu influenzato dalle forme dell’Estremo Oriente già trapiantato in Europa
e dalla scomposizione dinamica delle tecniche pittoriche del Cubismo.


Nel 1972 Cassina, dopo una lunga trattativa con gli eredi, acquisisce i diritti di riproduzione esclusiva per tutti i mobili del Maestro. L’architetto Daniele Baroni fornì la consulenza per la ricostruzione dei modelli, mentre si deve a  G.A. van de Groenekan, il collaboratore più stretto di Rietveld, il raffronto tra la tecnica costruttiva originaria e il know-how tecnologico di Cassina.

Sedia Zig Zag di Gerrit T. Rietveld per Cassina
Gerrit T. Rietveld, sedia Zig Zag,
Collezione Cassina I Maestri, 1934

MERET OPPENHEIM E IL SURREALISMO

Ambientazione del Tavolino Traccia di Cassina

Ambientazione, foto di De Pasquale + Maffini

Artista e poeta svizzera tedesca,  Meret Oppenheim è considerata la musa del movimento Surrealista fondato nei primi anni ‘20 da André Breton.

Arriva a vent'anni a Parigi e conosce i maggiori esponenti del movimento e le altre personalità che vi gravitano intorno: Man Ray, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Arp, Marcel Duchamp.

Tavolino in Bronzo Traccia, di Meret Oppenheim per Cassina

Meret Oppenheim, tavolino Traccia,
Cassina, 1939

Intorno al 1930 Salvador Dalí, artista che aderì in pieno al movimento ormai divenuto internazionale, propone un nuovo genere artistico, creando “oggetti simbolicamente funzionanti”. La caratteristica comune che lega tutte le opere è che sembrano provenire da sogni e fantasie. Spesso gli oggetti quotidiani diventano così estranei che si liberano dalla loro funzione originale e sfidano le interpretazioni stabilite. Meret, affascinata da questo approccio, inizia a spostare la sua attenzione sugli oggetti di uso comune, reinterpretati secondo uno spostamento di significati che suscitano nello spettatore disturbanti, ma anche piacevoli inedite analogie.

MODERNITÀ E FUNZIONALITÀ
 

Ritratto di Ico Parisi con dettaglio della gamba della consolle PA'Ico Parisi è tra gli artisti più completi ed eclettici della seconda metà del ‘900 italiano. Fu architetto, designer, grafico, fotografo, regista cinematografico, scenografo, pittore e urbanista. Fu un grande sperimentatore di forme e linguaggi espressivi sia nel campo dell’architettura che nel design dei quali concepisce lo stretto legame disciplinare. 

Inizialmente Parisi sperimenta con arredi come pezzi unici per poi approdare ad una sofisticata produzione industriale con aziende come Cassina. Nel 1943 aprì uno dei primi studi di architettura d’interni insieme a sua moglie Luisa Aiani, compagna di vita ed inesauribile fonte di energia creativa. Lo studio si chiamava La Ruota ed era luogo di progettazione, ma anche di curatela d’arte, di esposizioni e di incontri culturali. I Parisi proposero una nuova idea di abitare grazie alla capacità di mescolare varie epoche stilistiche. I mobili dialogavano con oggetti e arredi d’antiquariato, l’arte si mischiava all’artigianato locale e etnico, le sete e i pizzi antichi si confondevano con i tessuti e i tappeti moderni. Una concezione del progetto
d’interni oggi molto attuale. 

Ritratto di Ico Parisi mentre osserva il dettaglio
della gamba a Y della conselle, ©Ico Parisi Design Archive, Como

Per chi volesse approfondire il suo lavoro esiste un archivio a suo nome (Archivio del Design di Ico Parisi) che conserva tutti i suoi progetti corredati da schizzi, scritti e fotografie. 

Ambientazione della consolle in legno PA'
Ambientazione, foto di De Pasquale + Maffini

PRATICITÀ ED ESSENZIALITÀ

 Le Corbusier, Le Cabanon, Roquebrune-Cap-Martin


Il Portemanteau venne disegnato per la prima volta per il Cabanon, la piccola casa di vacanza che Le Corbusier progettò per sua moglie Yvonne nel 1951 in Costa Azzurra. 

Questo luogo, a mio parere tra i più bei progetti di Le Corbusier, nasce nell’ottica di una sperimentazione radicale dove tutto è ridotto all’essenziale in una combinazione armonica tra proporzioni, colori, dettagli e materiali che diventa manifesto del vivere lo spazio contemporaneo. L’architetto si ispirò alla cabina di una nave, dove la praticità e l’essenzialità sono in assoluto la prerogativa del progetto. 
Tra i mobili e gli oggetti funzionali troviamo il Portemanteau posto naturalmente all’ingresso e costituito da semplici pioli in legno colorati in accordo con la policromia di questi spazi minimali.

La riedizione di Cassina riprende il modello del 1957, ideato da Le Corbusier per le Unités de Camping, minimi habitat da campeggio ispirati al Cabanon e adiacenti a quest’ultimo. La struttura dell’appendiabiti è costituita da elementi in massello di rovere simili a funghi, collocati ad altezze differenti in base al sistema di calcolo Modulor, ovvero con proporzioni che univano il metodo geometrico della sezione aurea con le misure e i movimenti di un uomo alto m. 1,83.
 

Le Corbusier, Le Cabanon, Roquebrune-Cap-Martin,
France 1951, dettaglio del Portmanteau

Ambientazione attuale del Cabanon di Le Courbusier
Ambientazione attuale, foto di Paola Pansini

LA STABILITÀ DELLA LEGGEREZZA

 Ambientazione del tavolino Cicognino di Cassina
Il tavolino Cicognino è il frutto di uno degli “animali domestici”, che Albini evocava sempre nei suoi disegni. Una delle tre esili gambe si allunga per diventare “manico-becco”, rendendo agevole il trasporto del servomuto nello spazio. È perfettamente in equilibrio ed è molto stabile nonostante le sue parti strutturali siano ridotte all’essenziale. Albini riesce sempre ad arrivare alla sostanza della forma nella ricerca esasperata della leggerezza.
 

Racconta la nipote Paola Albini:

“Amava la montagna e procedeva a passo di alpinista sia nella vita che sul lavoro. Dell’arrampicata amava i tempi lenti, l’equilibrio cercato, il metodo, un passo dopo l’altro, senza fretta; la tensione di una corda e lo spazio sospeso, la ricerca della leggerezza, la dimensione del vuoto, dell’aria e della luce. Qui immagina una meravigliosa griglia spaziale che diventa il telaio della sua architettura, dei suoi allestimenti e dei suoi mobili, dove l’equilibrio vince sull’esuberanza delle forme. Un sapiente gioco di cavi tesi e di resistenza, in ricerca della stabilità delle cose e della vita”. 

(testo di Paola Albini The stability of Lightness per IG profile @deden_designlist) 



Ambientazione, foto di Valentina Sommariva



PRUNIER RESTAURANT

Immagine dal libro The Story Of A Great Restaurant, di Alfred A. Knopf
Immagini tratte dal libro Alfred A. Knopf,
“Prunier’s: The Story Of A Great Restaurant”, USA, 1957

 

Il Prunier è uno dei ristoranti francesi più famosi del mondo, per la qualità dell’offerta specializzata in crostacei e caviale e per il bel mondo che si è accomodato alle sue tavole. Molte le sedi che si sono succedute e moltiplicate dall’anno della sua fondazione. Specializzato nella cucina di crostacei è ancora oggi tra i più rinomati di Parigi. 

Ambientazione del servizio da tavola Service Prunier

La prima Maison Prunier fu fondata nel 1872 da Alfred Prunier e diventò nel tempo un chiaro esempio di come può crescere un grande ristorante moderno. Nel 1925, dopo la morte del fondatore, la giovane nipote Simone Prunier - conosciuta ai molti solo come Madame Prunier - continuò l’attività e nel 1934 aprì a Londra il Prunier St James's Restaurant.

Nel 1961 chiese a Le Corbusier di progettare un servizio da tavola. L’architetto accettò e disegnò una collezione in porcellana bianca con il dettaglio del disegno a mani intrecciate che si trova nella parte inferiore dell'arazzo Les Mains, disegnato dall’architetto nel 1951 e poi esposto in una sala privata del ristorante. Le Corbusier propose alcune varianti di colore per questo servizio, tra cui il color prugna per la parte dove le tre mani intrecciate, disegnate con una sottile linea nera, convergono. Oggi il servizio è rieditato da Cassina che con grande attenzione all’originale e al dettaglio, fa realizzare a mano il disegno dagli artigiani di Ginori 1735.









Ambientazione attuale, foto di Luca Merli
 

CAB, LA SEDIA ICONICA DI MARIO BELLINI

Un’icona. È uno dei progetti più importanti del grande designer  Mario Bellini. Le sue parole descrivono molto bene questo progetto che è entrato nella storia del design:


Struttura della sedia Cab
Struttura della sedia Cab, Mario Bellini, Cassina, 1977
Sedia Cab di Cassina

 

““Forse il più antico elemento di arredo strutturalmente complesso è la sedia. Sarà anche per questo che è l'unico oggetto la cui immagine essenziale – quattro gambe, seduta e schienale – è quella più radicata nella memoria collettiva.

Con Cab ho cercato di disegnare una sedia come è sempre stata, ma in linea con l'approccio fin qui descritto ho anche considerato la sedia come una protesi e un'estensione del corpo. Il risultato è uno scheletro portante con la sua pelle tesa su di esso per accogliere elasticamente il corpo umano."

Mario Bellini

Cab è stata la prima sedia caratterizzata da un struttura in cuoio autoportante ispirata al rapporto tra scheletro strutturale e pelle. Il suo rivestimento è formato da 16 parti in cuoio sottoposte a 14 lavorazioni manuali. Il rivestimento viene poi calzato su uno scheletro d'acciaio e chiuso con cerniere lampo come un abito sartoriale.

 

Ambientazione, foto di De Pasquale + Maffini

WINK, LA POLTRONA CON LE ORECCHIE

La poltrona Wink di Toshiyuki Kita per Cassina

Toshiyuki Kita, poltrona Wink, Cassina, 1980

Toshiyuki Kita è un progettista giapponese noto per le collaborazioni con le aziende italiane e per i suoi pezzi iconici divenuti classici della storia del design. Uno su tutti la “poltrona con le orecchie”, la Wink chaise-longue, nel catalogo di Cassina.

Rappresenta una nuova informalità nel disegno del mobile unita ad un’approfondita ricerca tecnica e di materiali. È la poltrona che apre il decennio degli anni’80 che sono caratterizzati da una disposizione ludica verso l’oggetto d’arredo. Un po’ "disneyana”, possiamo dire, perché evocativa del famoso topolino dalle grandi orecchie. Ha una versatilità d’uso straordinaria poiché lo schienale può assumere diverse posizioni. La seduta può scorrere in avanti trasformandosi in comoda chaise-longue. I poggiatesta si allargano all’infuori e si reclinano in avanti e indietro muovendosi indipendentemente l’uno dall’altro. Con ognuna delle sue parti si possono creare infinite composizioni di colori , consentendo una personalizzazione totale in un gioco di implicita complicità tra progettista e fruitore.

Ambientazione della poltrona Wink
Ambientazione, foto di Valentina Sommariva

GAETANO PESCE, ART AND UTILITY
 

Poltrona Feltri, Gaetano Pesce per Cassina
Gaetano Pesce, poltrona Feltri, Cassina, 1987
 
 

[...] “Mi muovo su un terreno ibrido tra arte e utilità [...] Un inverno, anni fa, ero a Venezia e Peggy Guggenheim mi invita a cena a casa sua. Il museo ormai chiuso, gli spazi avevano ritrovato un loro momento non ufficiale.

Mi apre la porta un aiutante di casa, insomma un signore. Avevo il cappotto, questi lo prende e lo appende su un’esilissima scultura di Giacometti.

Ambientazione della poltrona FeltriQuella “cosa” durante l’orario di apertura del museo possedeva una sua identità, doveva cioè essere ammirata, alla sera tornava ad essere l’attaccapanni della signora G. Vi sono dunque momenti e bisogni diversi secondo i quali comunichiamo con le cose che ci circondano in modi diversi. Ciò significa ampliare le possibilità comunicative dell’oggetto […] significa anche parlare di utilità dell’arte.

[...] Un tempo affermavo che la serie industriale è una conquista indiscutibile…oggi quei valori non mi sono più sufficienti, oggi voglio avere più ricchezza nella produzione industriale, ritrovare cioè la spontaneità dell’oggetto in copia unica. Ecco il corretto significato di produzione in serie variata: mettere certi materiali nelle condizioni di definirsi entro un margine meno rigido, meno repressivo e dittatoriale di quello per cui ogni minimo difetto ne provocava l’eliminazione. [...]
(da Gaetano Pesce o dell’opposizione, intervista di Marco Romanelli in Domus No. 712, 1990).

La poltrona è in feltro di lana molto spesso imbevuto con quantità diverse di resina termoindurente a base di poliestere per ottenere elasticità differenziate. Ha un’estetica artigianale rustica, volutamente disubbidiente rispetto a quello che ci si aspetta da una produzione in serie, un pezzo che vive di personalità propria, dove ogni pezzo “imperfetto” è diverso dall’altro.
Pesce ricostruisce il necessario rapporto tra artigianato e industria disegnando il terreno comune tra arte e design.

Ambientazione, foto di De Pasquale + Maffini

 

JAIME HAYON, REAZIONE POETICA

Jaime Hayon, Réaction Poétique, Collezione Cassina Details, 2015
Jaime Hayon, Réaction Poétique, Collezione Cassina Details, 2015
 
Schizzo di Jaime Hayon


“Volevo creare oggetti utili per la casa moderna come vassoi e tavolini, ma con elementi scultorei che giocassero con forme, luci e ombre.

È stata una sfida molto severa, quasi religiosa, utilizzare un solo materiale e una sola finitura, esercitando la mia filosofia progettuale. Sento che questo vincolo è diventato in realtà un'opportunità per mostrare la bellezza del legno, insieme alla sapiente maestria del laboratorio di falegnameria di Cassina.” Jaime Hayon.

Questa collezione trae ispirazione dalle forme organiche delle architetture di Le Corbusier e dalle opere d'arte dell'Esprit Nouveau degli anni Venti del Novecento.

Dal catalogo Cassina: "Forme plastiche, scultoree che richiamano alla memoria il primo periodo dell’opera pittorica di Le Corbusier in cui sono rappresentati gli elementi della natura che provocano una risonanza che trova eco nel subconscio. Nasce così la collezione Réaction Poétique: oggetti funzionali per la casa moderna come vassoi e tavolini realizzati in un solo materiale con diverse finiture per esaltare la vera bellezza del legno e la capacità di Cassina nel lavorarlo.”
 

 

Schizzo di Jaime Hayon
 

FILOSOFIA DEGLI OGGETTI COMUNI

Luce senza corpo illuminante, vento senza ventilatore, fumo fatto di marmo, una sedia che sgocciola, uno specchio che non ti specchia, ma che si apre come una porta nell’infinito, offrendo nuove prospettive visive e percettive.

Tutto il lavoro di Ron Gilad costringe lo spettatore ad accogliere il dubbio come valore supremo e a mettere in questione la validità di cose che sono di solito date per scontate. I suoi oggetti sembrano familiari e funzionali, quotidiani, ma il metodo di lavoro di Gilad li spoglia della loro funzione originaria e li trasporta in nuovi mondi.

Questo specchio è parte di una collezione di 16 pezzi che il designer israeliano ha disegnato per Cassina sapendo che sarebbe stato possibile realizzarli coniugando ingegneria costruttiva e alta ebanisteria in un gioco estetico a metà strada tra arte e design, tra astratto e funzionale. 

PATRICIA URQUIOLA E IL SENSO DELLE PROPORZIONI

Hayama mobile contenitore di Patricia Urquiola per Cassina
Patricia Urquiola, mobile contenitore Hayama,
Cassina, 2019

 
Giacca tradizionale giapponese Haori

L’influenza della cultura giapponese è chiara. Il cabinet riprende lo stesso taglio formale dell’Haori, una giacca che si indossa tradizionalmente sopra il kimono, introdotta in Giappone già dal 1500 e che veniva indossata dai samurai per proteggersi dal freddo. Ha una forma a "T" identica a quella del kimono, ma la sua lunghezza è inferiore.

Il rimando a questo indumento tradizionale si legge in maniera evidente nelle proporzioni del mobile che gioca sugli stessi volumi dell’Haori. Le gambe oblique si contrappongono all’orizzontalità del contenitore. La sua forma minimale ma solida è accentuata da bordi assottigliati che ne alleggeriscono l'aspetto. Ma è anche un omaggio a Kazuhide Takahama, l'architetto che ha industrializzato l'antica tradizione della laccatura riproducendo per la prima volta in serie una finitura molto simile, nel risultato, a quella cinese antica, con il vantaggio di una resistenza a prova di secoli. Oggi, anche i suoi mobili fanno parte della collezione Cassina.

 

È nota la filosofia progettuale di Patrizia Urquiola che per storia e formazione ha ereditato un approccio al design per analogia, dove oggetto chiama oggetto poiché un oggetto nasce dall'interpretazione di un altro.

Giacca tradizionale giapponese Haori
(da www.bottegagiapponese.it)

 

OMAGGIO ALLA TRADIZIONE MURANESE

Vaso in Vetro di Murano SESTIERE, di Patricia Urquiola per Cassina
Patricia Urquiola, Vasi Sestiere, Collezione Cassina Details,
2022, foto scontornata di Luca Merli

 
Ambientazione Vasi in vetro Murano SESTRIERE di Patricia Urquiola

La collezione di vasi Sestiere disegnati da Patrizia Urquiola preserva ed interpreta la tradizione centenaria della lavorazione del vetro veneziana.

Sono un chiaro omaggio ai maestri vetrai e al loro riconosciuto antico sapere che trova le sue radici addirittura nelle tecniche di lavorazione del vetro di epoca romana e bizantina.

Tanti i rimandi: i vasi sono una bolla colorata di vetro soffiato “imbrigliato” in un reticolo di corde. Ogni “morisa” -  così viene definita in gergo muranese ogni applicazione di fili, di manici o di bordi aggiunti alla lavorazione dell’oggetto - viene applicata a mano creando sia un voluto effetto di piacevole imperfezione sull’oggetto, sia un rimando linguistico che si ispira ad un’altra caratteristica dell’estetica vetraria veneziana: la tecnica del ‘rigadin’, tipico motivo rigato che ritroviamo sulle lavorazioni del vetro più pregiato. Per queste caratteristiche e per la tecnica di lavorazione ogni vaso è un pezzo unico di straordinaria artigianalità.

 

 

 

Ambientazione, foto di Paola Pansini

 

 


 

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