DRIADE:
UNA STORIA MOLTO ITALIANA
The List #21
Di Antonella Dedini
I fondatori di Driade: Enrico Astori, Antonia Astori e Adelaide Acerbi (Courtesy Elisa Astori)
Driade è stata fondata nel 1968 da Enrico Astori con la sorella Antonia, architetto e designer, con la moglie Adelaide Acerbi. Nel panorama del design italiano, l'azienda ha sempre rappresentato un simbolo di innovazione e creatività, lasciando un’impronta indelebile nel mondo dell’arredamento e del complemento per l’abitare. Fin dai suoi esordi Driade è diventata un raffinato laboratorio estetico alla continua ricerca del bello nell’abitare: mobili estremamente flessibili e ricchi di possibilità compositive e di libertà d’immagine, hanno da sempre fornito una risposta puntuale alle precise e articolate esigenze dettate dall’abitare contemporaneo.
La sua eredità di creatività e di capacità di ricerca e relazione con il mondo del design internazionale, è fondamento oggi di continuo successo. Sull’eredità di questo grande lavoro di collaborazione e qualità che ne ha determinato il DNA, oggi Driade ha saputo stare al passo con i tempi.
Una storia molto italiana dunque, che nasce da una forte sinergia e collaborazione famigliare, un racconto di impegno, passione e dedizione al mondo del design, dalla sua creazione, alla qualità della sua produzione fino alla comunicazione del prodotto: un DNA indelebile oggi molto evidente.
Ma andiamo al cuore di questa storia di successo con gli intramontabili progetti e successi che ne costellano ancora oggi il cammino.
L'occhio di Adelaide Acerbi
Ritratto di Adelaide Acerbi (Courtesy Elisa Astori)
L'avanguardia di Nanda Vigo
Nanda Vigo, Pouf Blocco, 1970 (Courtesy Elisa Astori)
Blocco nasce all’insegna della riduzione formale e diventa subito simbolo di una nuova concezione dell’abitare informale. Siamo molto prima dell’ art-design, prima dei fratelli Campana e del neo-barocco, Un genio.
La creatività di Antonia Astori
Antonia Astori, Sistema Oikos, 1973Gli stilemi, l’eleganza e la purezza di Enzo Mari
Enzo Mari, Poltrona Elisa , 1974
Enzo Mari con il Tavolo Frate (Foto Courtesy Elisa Astori), Enzo Mari, Tavolo Cugino
La grande collaborazione con i grandi Alessandro Mendini e Achille Castiglioni
Alessandro Mendini, Poltrona Sabrina, 1981, Fotografia scattata nello studio di Mendini a Milano (Courtesy Elisa Astori)
È il ri-design della classica poltrona bergère con orecchie appoggia testa, con l’aggiunta di elementi strutturali geometrici e con un insolito risultato spigoloso ingentilito dall’utilizzo di una pelle color rosso intenso. Il nome stesso della poltrona, Sabrina, voleva dare un tocco romantico, ma al tempo stesso deciso. Forse un richiamo al celebre film diretto da Billy Wilder con Audrey Hepburn?
L'internazionalizzazione di Driade
Philippe Starck, Poltrona Lou Read, 2011
L’Arte degli Oggetti: La prima collezione di oggettistica a complemento dell’arredamento + L’Arte della Tavola
Borek Sipek , Collezione Les Folies, 1988
Sipek è un artista boemo che sviluppa un originale linguaggio neo-barocco fatto di vetri soffiati, secondo la sua tradizione, argenti e legni pregiati, e lo elabora con Driade nel corso degli anni.
Antonia Astori e Giuseppe Ragazzini, The White Snow Porcelain Plates - Bestiary of the Table
Questa collezione di piatti nasce dalla passione dell'artista Ragazzini per la metamorfosi pittorica e sulle possibili combinazioni, abbinamenti e incastri multipli che nascono originariamente dai suoi collage animati di animali fantasiosi.
Ron Arad, Poltrona MT3 , Compasso d'Oro ADI, 2008
Poltrona- scultura a dondolo in monoblocco di polietilene.
“MT” si pronuncia “empty” che in inglese significa vuoto, come il vuoto formato al centro della sua struttura e protagonista della sua forma e della sua funzione. Primo elemento d'arredo in materiale bicolore realizzato con stampaggio rotazionale.
Fabio Novembre, Poltrona Nemo , 2010
Icon Fabio Novembre il design è raccontato attraverso delle storie che spesso assumono le sembianze di figure umane, figure perfette quasi mitizzate come succedeva nell’antica Grecia. Nemo è una poltrona con uno schienale che riproduce una testa con un volto meraviglioso. Una maschera che svela e cela il suo abitante.
Konstantin Grcic, Mingx Seating Family, 2016, Wallpaper Design Awards 2017
Il nome Mingx è un esplicito riferimento alla dinastia Ming che ha influenzato gran parte della cultura cinese. Un sottile profilo tubolare ricrea il profilo delle antiche sedie cinesi originariamente in legno.
Patricia Urquiola, Sedia Peacock Pavo
Originariamente la poltrona Peacock è la più famosa sedia per esterni mai progettata perché nata nel sud-est asiatico già nel 1600. Caratterizzata da uno schienale alto, curvo e avvolgente che le conferisce l'aspetto di un trono, è apparsa in molti ritratti e ambienti famosi nel corso della storia. La Pavo di Patricia Urquiola si ispira a questa famosa seduta. La sua struttura è in acciaio verniciato rivestito in midollino marrone e ha un cuscino rivestito in pelle nera.
Green is the new Black e “Black is the new Green”. La prima capsule collection 100% recycled
Philippe Starck & Eugeni Quitllet, Sedia PIP-e Green, 2021
"Driade inaugura Black is the new Green, capsule collection composta da sedie e poltrone iconiche interamente realizzate con materiale plastico riciclato.
Il materiale con il quale è realizzata questa collezione, deriva da riciclo industriale proveniente da scarti di produzione interna, e pertanto controllati, e da riciclo post consumo vale a dire da prodotti smaltiti con raccolta differenziata - come l’esempio di bottiglie e contenitori in PET - e riciclati dando così vita a nuovi oggetti. Tutte le sedute realizzate con questo materiale, sono caratterizzate da colorazioni neutre – come nello specifico il nero – che li rende omogenei.” (Scheda tratta dalla Green Collection di Driade)
Ludovica + Roberto Palomba, Sedia verde Sissi, (2017), 2021
Il Sedia Sissi è diventata “green” nel materiale ed è un esempio perfetto di pezzo moderno che strizza l'occhio al passato. Un materiale sintetico, altamente resistente all'usura e leggero è stato utilizzato per creare questo monoblocco in polipropilene riciclato, rinforzato con fibra di vetro, creando forme che ricordano il lavoro degli artigiani viennesi.