DRIADE:
UNA STORIA MOLTO ITALIANA

The List #21

Di Antonella Dedini

I fondatori di Driade: Enrico Astori, Antonia Astori e Adelaide Acerbi (Courtesy Elisa Astori)

Driade è stata fondata nel 1968 da Enrico Astori con la sorella Antonia, architetto e designer, con la moglie Adelaide Acerbi. Nel panorama del design italiano, l'azienda ha sempre rappresentato un simbolo di innovazione e creatività, lasciando un’impronta indelebile nel mondo dell’arredamento e del complemento per l’abitare. Fin dai suoi esordi Driade è diventata un raffinato laboratorio estetico alla continua ricerca del bello nell’abitare: mobili estremamente flessibili e ricchi di possibilità compositive e di libertà d’immagine, hanno da sempre fornito una risposta puntuale alle precise e articolate esigenze dettate dall’abitare contemporaneo.

La sua eredità di creatività e di capacità di ricerca e relazione con il mondo del design internazionale, è fondamento oggi di continuo successo. Sull’eredità di questo grande lavoro di collaborazione e qualità che ne ha determinato il DNA, oggi Driade ha saputo stare al passo con i tempi.
Una storia molto italiana dunque, che nasce da una forte sinergia e collaborazione famigliare, un racconto di impegno, passione e dedizione al mondo del design, dalla sua creazione, alla qualità della sua produzione fino alla comunicazione del prodotto: un DNA indelebile oggi molto evidente.

Ma andiamo al cuore di questa storia di successo con gli intramontabili progetti  e successi che ne costellano ancora oggi il cammino.

L'occhio di Adelaide Acerbi


Ritratto di Adelaide Acerbi (Courtesy Elisa Astori)
Il personaggio chiave da cui la storia dell’azienda è imprescindibile, grande regista che ha determinato la politica del prodotto e della comunicazione orientando le decisioni, è stata Adelaide . L’Acerbi è stata promotrice di una comunicazione totale, autrice del graphic design dell’azienda, nonché art director dei cataloghi e del famoso house organ e primo manuale dell’arredamento venduto in edicola, Il Gazebo. Coinvolse i grandi fotografi Ugo Mulas, Aldo Ballo, Gabriele Basilico, che attraverso le loro campagne contribuirono a mettere a punto quell’immagine cristallina dei prodotti che negli anni resterà come segno distintivo. È stata l’artefice di nuove forme di comunicazione per il design del prodotto, portando una visione audace che univa estetica e funzionalità in ogni pezzo del catalogo. Con una grande attitudine alle pubbliche relazioni - non si possono dimenticare le memorabili feste nello storico showroom di Via Manzoni a Milano - ha condotto l’azienda a collaborare con designer di fama mondiale: oltre alle innovative creazioni di Antonia Astori, si vedranno sul mercato creazioni di Nanda Vigo , Enzo Mari, Paolo Deganello, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Patricia Urquiola, e una lunga lista di designer internazionali come Philippe Starck, lasciando un segno indelebile e modellando i gusti degli spazi abitativi.

L'avanguardia di Nanda Vigo


Nanda Vigo, Pouf Blocco, 1970 (Courtesy Elisa Astori)
 
"In un’unità abitativa, per il benessere sono necessari molti elementi detti “mobili” che in realtà una volta posizionati rimangono “fissi “. La tendenza di sovraccaricare lo spazio mi è sempre stata inaccettabile; quindi ho sempre lavorato al limite del necessario." Nanda Vigo.

Blocco nasce all’insegna della riduzione formale e diventa subito simbolo di una nuova concezione dell’abitare informale. Siamo molto prima dell’ art-design, prima dei fratelli Campana e del neo-barocco, Un genio.

La creatività di Antonia Astori

Antonia Astori, Sistema Oikos, 1973
 
Nel 1973 il concetto di parete attrezzata rinuncia alla sua vocazione universale di elemento fisso e diventa segmento di arredamento portatore di segni in antitesi a quello scenario monocolore delle “grandi muraglie” che offriva allora il mercato. Con il sistema di mobili modulari Oikos, Driade si afferma leader nei mobili componibili sia per pareti attrezzate, sia per singoli elementi di arredo con pannelli colorati da comporre a piacimento
 

Gli stilemi, l’eleganza e la purezza di Enzo Mari 


Enzo Mari, Sedia Sof Sof , 1977
 
Icona senza tempo e simbolo di essenzialità in un magnifico contrasto di vuoti e pieni; la seduta è formata da 9 anelli in tondino di ferro di spessore di 6mm saldati tra loro su cui vengono inseriti il sedile (mediante due tasche in tessuto) e lo schienale leggermente elastico
 

Enzo Mari, Poltrona Elisa , 1974
 
La Poltrona Elisa fu disegnata per Driade in onore di Elisa Astori, figlia di Enrico Astori e Adelaide Acerbi, ma fu prodotta solo alcuni anni dopo. Il progetto è stato rivisto e ottimizzato in una continua e infinita ricerca della perfezione. La poltrona colpisce per il suo gioco di volumi contrastanti, dove la leggerezza della sua struttura minimale contrasta con le grandi dimensioni dei suoi cuscini che la rendono forse una delle poltrone più comode al mondo. Si tratta di una seduta pratica, facile da spostare e realizzata con materiali altamente tecnici che la rendono adatta anche agli ambienti esterni in una speciale versione outdoor in tessuto impermeabile.

Enzo Mari con il Tavolo Frate (Foto Courtesy Elisa Astori), Enzo Mari, Tavolo Cugino
 

Con piani in cristallo trasparente per valorizzare la scabra essenzialità dei supporti in profilati metallici o l’elegante struttura in legno come nel Tavolo Frate, sicuramente dedicato ai semplici tavoli minimali detti “fratini” della tavola conventuale rinascimentale.
Paolo Deganello, Divano Squash, 1981
"Nel progettare elementi d'arredo, ho sempre cercato l'innovazione tipologica. In questo caso, ho voluto creare un divano divisorio in grado di separare la zona pranzo dal soggiorno, ma allo stesso tempo capace di racchiudere lo spazio intorno al televisore. Lo schienale è così "costruito" dal supporto inferiore dello schienale che sembra quasi una parete avvolgente”. Paolo Deganello
 

La grande collaborazione con i grandi Alessandro Mendini e Achille Castiglioni

Alessandro Mendini, Poltrona Sabrina, 1981, Fotografia scattata nello studio di Mendini a Milano (Courtesy Elisa Astori)

È il ri-design della classica poltrona bergère con orecchie appoggia testa, con l’aggiunta di elementi strutturali geometrici e con un insolito risultato spigoloso ingentilito dall’utilizzo di una pelle color rosso intenso. Il nome stesso della poltrona, Sabrina, voleva dare un tocco romantico, ma al tempo stesso deciso. Forse un richiamo al celebre film diretto da Billy Wilder con Audrey Hepburn?

Sintesi di forma ed ergonomia perfetta perché le imbottiture differenziate cambiano densità in base alla zona del corpo che devono supportare.
 

L'internazionalizzazione di Driade


Philippe Starck, Poltrona Costes , 1984
Un’icona assoluta che consacra la popolarità del designer francese in Italia. Disegnata per l’omonimo, oggi scomparso, caffè parigino, deve il suo intramontabile successo all’assolutezza della forma: una scocca avvolgente in legno scuro e tre gambe fortemente inclinate.

Philippe Starck, Poltrona Lou Read
, 2011
Elegante seduta maestosa e dall’aspetto antropomorfo, progettata per l’Hotel Royal Monceau di Parigi dove avvenne l’incontro tra Philippe Starck e Lou Read, l’artista a cui deve il suo nome. Ha un’impeccabile rivestimento artigianale in pelle.
 

L’Arte degli Oggetti: La prima collezione di oggettistica a complemento dell’arredamento + L’Arte della Tavola


Borek Sipek , Collezione Les Folies, 1988

Sipek è un artista boemo che sviluppa un originale linguaggio neo-barocco fatto di vetri soffiati, secondo la sua tradizione, argenti e legni pregiati, e lo elabora con Driade nel corso degli anni.

 
Antonia Astori e Giuseppe Ragazzini, The White Snow Porcelain Plates - Bestiary of the Table

Questa collezione di piatti nasce dalla passione dell'artista Ragazzini per la metamorfosi pittorica e sulle possibili combinazioni, abbinamenti e incastri multipli che nascono originariamente dai suoi collage animati di animali fantasiosi.


Ron Arad, Poltrona MT3 , Compasso d'Oro ADI, 2008

Poltrona- scultura a dondolo in monoblocco di polietilene.
“MT” si pronuncia “empty” che in inglese significa vuoto, come il vuoto formato al centro della sua struttura e protagonista della sua forma e della sua funzione. Primo elemento d'arredo in materiale bicolore realizzato con stampaggio rotazionale.


Fabio Novembre, Poltrona Nemo , 2010

Icon Fabio Novembre il design è raccontato attraverso delle storie che spesso assumono le sembianze di figure umane, figure perfette quasi mitizzate come succedeva nell’antica Grecia. Nemo è una poltrona con uno schienale che riproduce una testa con un volto meraviglioso. Una maschera che svela e cela il suo abitante. 


Konstantin Grcic, Mingx Seating Family, 2016, Wallpaper Design Awards 2017

Il nome Mingx è un esplicito riferimento alla dinastia Ming che ha influenzato gran parte della cultura cinese. Un sottile profilo tubolare ricrea il profilo delle antiche sedie cinesi originariamente in legno.


Patricia Urquiola, Sedia Peacock Pavo

Originariamente la poltrona Peacock è la più famosa sedia per esterni mai progettata perché nata nel sud-est asiatico già nel 1600. Caratterizzata da uno schienale alto, curvo e avvolgente che le conferisce l'aspetto di un trono, è apparsa in molti ritratti e ambienti famosi nel corso della storia. La Pavo di Patricia Urquiola si ispira a questa famosa seduta. La sua struttura è in acciaio verniciato rivestito in midollino marrone e ha un cuscino rivestito in pelle nera.

Green is the new Black e “Black is the new Green”. La prima capsule collection 100% recycled


Philippe Starck & Eugeni Quitllet, Sedia PIP-e Green, 2021

"Driade inaugura Black is the new Green, capsule collection composta da sedie e poltrone iconiche interamente realizzate con materiale plastico riciclato.
Il materiale con il quale è realizzata questa collezione, deriva da riciclo industriale proveniente da scarti di produzione interna, e pertanto controllati, e da riciclo post consumo vale a dire da prodotti smaltiti con raccolta differenziata - come l’esempio di bottiglie e contenitori in PET - e riciclati dando così vita a nuovi oggetti. Tutte le sedute realizzate con questo materiale, sono caratterizzate da colorazioni neutre – come nello specifico il nero – che li rende omogenei.”
(Scheda tratta dalla Green Collection di Driade)


Ludovica + Roberto Palomba, Sedia verde Sissi, (2017), 2021

Il Sedia Sissi è diventata “green” nel materiale ed è un esempio perfetto di pezzo moderno che strizza l'occhio al passato. Un materiale sintetico, altamente resistente all'usura e leggero è stato utilizzato per creare questo monoblocco in polipropilene riciclato, rinforzato con fibra di vetro, creando forme che ricordano il lavoro degli artigiani viennesi.